Foto, viaggi ed altro ancora

mauradistefano

Giochiamo con le parole

In questa sezione mi piacerebbe raccogliere, oltre le mie, anche le poesie di altre persone. Ma non solo poesie, anche tautogrammi, acrostici...  Chiunque lo desideri può inviarmi la sua opera ed io la inserirò con molto piacere!

Sicomoro

Corpo possente

Braccia aperte. 

Rifugio per uccelli,

cibo per capre e scheletriche mucche. 

Ombra per la tua gente. 

Gente che vive con poco,

in mezzo al niente. 

E tu sei lì,

millenario, maestoso,

ad attendere paziente un’altra alba,

Sicomoro d’Eritrea

Maura Di Stefano

Donne arancioni

Ancor prima di arrivare

Sento tanto rumore.

Attraverso l’imponente accesso

E il caos mi rimbomba nel petto.

Gli uomini battono,

tagliano, fondono.

Danno una seconda vita ad oggetti

Che non servono più.

I bimbi nelle tute rimboccate

Sistemano le mercanzie.

C’è un gran fracasso al Medeber.

Tutto si lavora, tutto si ricicla.

E poi…

Ancora pochi passi

E il frastuono diminuisce.

Il naso però…

Prima comincia a prudere,

poi arriva uno starnuto.

Gli occhi lacrimano.

Mi guardo intorno:

donne, tante donne avvolte nelle fute

stanno accovacciate

intorno a grandi sacchi

pieni di peperoncini.

Una volta che mi sono abituata

All’aria pesante

Mi guardo intorno

E scopro vecchie bilance

Mortai di marmo.

Sassole di legno

Adagiati su vecchie madie.

Mi spingo un po’ più all’interno e

Scorgo altre donne con le tute da lavoro.

Che strano, han la pelle arancione.

Son le addette alle macine.

Preparano il berberè.

Ancora oggi

Quando gusto lo zighinì

Rivedo voi

Donne del Medeber.

Maura Di Stefano

Bianco

Mezzogiorno

Il caldo è soffocante

Il mercato è gremito

I dromedari sono più numerosi

Delle persone

Girato l’angolo

Si rimane abbagliati

Da un bianco accecante:

E’ quello delle zurie

Delle donne accovacciate

Che vendono le loro mercanzie

Maura Di Stefano

Colorato silenzio

Silenzio,

solo la caffettiera borbotta.

Aroma di caffè nero

e il rosso di un geranio

alla finestra

come un pensiero ardente

che si perde

nella cornice di un ricamo.

Silenzio.

Lo sguardo attraversa

i vetri sottili.

C’è una casa rossa

che si specchia

nell’immobilità del fiordo.

Dondola appena

una barca gialla

e forse sussurra parole lievi

all’acqua che la culla.

E la montagna

laggiù,

nel verde del suo abito estivo,

da sempre è custode di un bene infinito

che qui appare immenso:

il silenzio.

Maura Di Stefano